Una narrativa molto diffusa sostiene che la disinformazione sia abbondante nei social media, sia avvantaggiata nella circolazione rispetto all’informazione veridica e sia in grado di cambiare le credenze e i comportamenti delle persone. Nel mio seminario esaminerò come questa narrativa non sia coerente con molte ricerche che mostrano, al contrario, che la diffusione della disinformazione online è limitata, la disinformazione non è avvantaggiata rispetto alle informazioni vere e spesso è innocua o al massimo rafforza e giustifica convinzioni preesistenti. Questa immagine è consistente con una visione dell’influenza sociale ispirata dalla teoria dell’evoluzione culturale, secondo la quale gli esseri umani non sono tanto caratterizzati dall’essere creduli, ma semmai dall’essere difficili da influenzare. Discuterò poi del perché questa narrativa ha avuto successo, e perché può essere fuorviante, o addirittura dannosa: può essere legata a un calo di fiducia nelle istituzioni e nei media; leggi sulle ‘fake news’ sono state utilizzate per limitare la libertà di stampa; e, soprattutto, distoglie attenzione e risorse dalle cause profonde - sociali, culturali, ed economiche - dei problemi.